L' S.L.C. (Siluro a Lenta Corsa), denominato familiarmente "Maiale", era un siluro adattato a trasportare, a bassa velocità, due operatori muniti di respiratori subacquei autonomi ed una carica esplosiva da applicare occultamente alla carena della nave avversaria all'ormeggio.

 

 

I primi S.L.C. elaborati poco prima dello scoppio della seconda Guerra, erano lunghi 7.30 mt e avevano un motore elettrico di 1.6 HP di potenza; l'alimentazione era fornita da una batteria d'accumulatori. La velocità massima era di 3 nodi con un'autonomia di circa 15 miglia alla velocità di 2.5 nodi.
Il trasportatore era dotato di timoni di profondità e di direzione, di casse assetto e di strumentazione comprendente una bussola magnetica, un profondimetro, un orologio, un voltmetro, due amperometri ed una livella a bolla d'aria per il controllo dell'assetto longitudinale.
Il trasportatore era costituito da tre sezioni: nella prima, di forma arrotondata per favorire la navigazione del mezzo, era collocata la carica (230 Kg circa di Tritolital o Tritolite) con i relativi congegni di scoppio. Tale parte, chiamata testa di servizio, veniva staccata dal resto del mezzo e applicata sotto la chiglia della nave.

 

 

La parte centrale, di forma cilindrica denominata corpo centrale, conteneva le batterie ed esternamente le strutture sulle quali erano ricavati i posti per i due operatori.
Nella terza, di forma tronco conica denominata coda, era alloggiato il motore e l'armatura che portava le eliche e i timoni.
Trasformiamoci ora in assaltatori e vediamo come avveniva l'attaccco:
ci troviamo nell'interno del sommergibile avvicinatore; i nostri apparecchi sono rinchiusi in appositi cilindri a tenuta ermetica, disposti in coperta. Dopo qualche giorno di navigazione raggiungiamo i paraggi della base da attaccare. Saremo messi a mare alla minima possibile distanza dal porto nemico consentita dalle difficoltà naturali e da quelle create dalla difesa avversaria.

 

 

Appena usciti dal sommeribile, ogni equipaggio estrae il proprio apparecchio dal cilindro ed esegue varie prove per accertarsi che non abbia subito danni durante la navigazione di avvicinamento; se tutto va bene, seguendo le indicazioni luminose della bussola, metterà alla massima velocità dirigendo, con le rotte precedentemente stabilite, verso l'imboccatura del porto.
Durante questa fase terremo la testa fuori acqua per orientarci e, per non affaticarci troppo, respiriamo all'atmosfera.
Ridurremo la velocità, a mano a mano che ci avviciniamo al raggio di sorveglianza delle sentinelle nemiche; se un'imbarcazione in perlustrazione minaccerà di scoprirci, o il raggio di un proiettore in ricerca si indugerà su di noi, spariremo sott'acqua, mediante una rapida immersione nella rotta d'avvicinamento.
Ed ecco il nostro maiale urtare contro l'ostruzione retale; ci si passerà sotto se esiste un varco, oppure lo si creerà mediante alza-rete o taglia-rete. Siamo all'interno del porto; a piccolo moto, con appena mezza testa fuori d'acqua ("quota occhiali"), si dirige verso il bersaglio che ci è stato assegnato e di cui conosciamo perfettamente l'ubicazione, e quindi le rotte d'avvicinamento, e la sagoma, che abbiamo mille volte studiato sotto tutti i possibili aspetti.
Finalmente eccola, la nave che ci è stata assegnata: l'abbiamo individuata. Vediamo la sagoma del nostro bersaglio in risalto contro il cielo. Lo abbiamo sognato per mesi, ci siamo allenati per anni. Questo è il momento conclusivo. il successo significa la gloria; il fallimento un'occasione unica fallita per sempre. A quota occhiali ci si avvicina fino a una trentina di metri dal bersaglio. Forse vi è qualche luce in coperta; il bagliore di un fiammifero che accende una sigaretta, o qualche nota di canzone dal locale equipaggio, ti ricordano che quel che cerchi di uccidere è cosa viva. Prendi la rotta esatta sulla bussola, poi allaghi la cassa d'immersione e l'acqua si chiude sulla testa.

 

 

Tutto è freddo, buio e silenzio. Ora sei a profondità sufficiente; chiudi la valvola d'allagamento, metti a lento moto il motore e scivoli in avanti. L'oscurità diventa improvvisamente più fonda: sai che sei sotto al nave. Fermi il motore ed apri la valvola che caccerà via l'acqua della cassa d'immersione. Mentre sali metti una mano su, sopra la testa. Ti domandi se incontrerà lamiere lisce o taglienti denti di cane che ti rovineranno le dita o, peggio ancora, faranno a pezzi il tuo vestito di gomma e l'acqua di mare vi penetrerà.
Eccoci contro la carena. Ora spingi il siluro all'indietro, finché il tuo secondo uomo può agguantare l'aletta di rollio larga un paio di spanne, che corre su ciascun fianco della carena di ogni grande nave. Senti un colpo sulla spalla: è il secondo che ha trovato l'aletta e vi sta fissando un morsetto; due colpi sulla spalla: il morsetto è fissato. Avanti ora, per raggiungere l'aletta dell'altro lato. il secondo sta svolgendo una cima dall'una all'altra. Fissa il secondo morsetto. E ora indietro di nuovo, e con le gambe trattieni il siluro, il tuo secondo viene fuori dal suo posto e, passandoti a fianco, si porta sulla testa del maiale davanti a te. Nel buio tu sai che sta collegando la testa carica alla cima tesa sotto la nave fra le alette di rollio. Ora la testa è staccata; la spoletta a orologeria, che farà esplodere i 300 Kg della carica fra due ore e mezzo, comincia a scandire i suoi secondi. L'uomo torna al suo posto; tre colpi sulla spalla: tutto fatto. Il lavoro è terminato. Metti in moto il motore, ti sfili di sotto la nave, e dolcemente vieni a galla. Ora puoi pensare a metterti in salvo.

Durante la guerra furono apportate numerose migliorie e furono costruiti diversi tipi di S.L.C. mantenendo, però, pressochè inalterato il profilo d'attacco.

Fonte: http://www.marina.difesa.it

 

 

 

 

 

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